mercoledì 4 dicembre 2013

Ferie e festività soppresse dei dipendenti della Camera. Quando la leggenda si trasforma in un fatto

Come diceva un giornalista nel film L'uomo che uccise Liberty Valance "Quando la leggenda si trasforma in un fatto, si pubblica la leggenda" e la questione delle ferie spettanti ai dipendenti della Camera dei deputati ha cessato di essere una leggenda diventando un fatto. Un fatto falso, ma un fatto.
Una buona parte della responsabilità va certamente addossata a quei politici che si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni sul monte ferie dei dipendenti della Camera senza aver prima fatto lo sforzo di una verifica.
Fatto sta che oggi, contro ogni evidenza ed anche contro ogni logica, sono in molti ad essere convinti che i dipendenti a tempo indeterminato di Montecitorio godano di un numero di giorni di ferie superiore a quello di altri lavoratori dipendenti.

Confronto. Con chi?
Sarebbe quindi necessario fare un confronto serio tra i dipendenti della Camera e altri lavoratori assunti a tempo indeterminato che abbiano funzioni più o meno simili. Ma con chi fare il confronto stante le specificità del lavoro in Parlamento, quale contratto di lavoro prevede la sospensione di alcuni dei diritti basilari del lavoratore, quale contratto prevede la possibilità di lavorare oltre 13 ore in un giorno arrivando a 21 ore consecutive, oltre 48 ore settimanali, senza il diritto alle 11 ore di riposo tra la fine di un turno di servizio e l’inizio del successivo? Ma da più parti si propone il confronto con il pubblico impiego e noi, pur ritenendo improprio e fuorviante un paragone del genere, accettiamo la sfida e procediamo al confronto con due contratti diversi, quello relativo ai ministeriali e quello relativo alle forze di polizia, ragionando per tutti su una settimana articolata in cinque giorni lavorativi.
Vediamo prima la situazione al momento dell’assunzione

Renzi si affida a Perotti. C'è chi lo trova divertente

Da alcune settimane un economista della Bocconi si è lanciato in ardite analisi sui bilanci di Montecitorio riscuotendo un certo credito ed un certo successo.
C'è però chi trova il tutto divertente e paragona Renzi e Perotti ad un noto personaggio comico anglosassone, una lettura consigliabile.

Il post originale sul blog di Spezzachini


Mister Bean Perotti, il bilancio di Montecitorio e Mister Bean Renzi

Renzi commette un vero e proprio suicidio economico politico sposando le tesi in materia di bilancio pubblico di Perotti, economista de LaVoce.Info. Adottando il singolare metro di giudizio di Perotti viene fuori che Renzi, proprio lui, è incapace di gestire il bilancio cittadino di Firenze. Un bilancio importante per carità ma che è solo un minuscolo frazionale del bilancio statale che Renzi si troverebbe a gestire da Presidente del Consiglio.

L’accoglienza di Perotti a Montecitorio
Poche volte, davvero poche volte, uno studio sui costi della politica in Italia è riuscito a sollevare una così forte reazione di ilarità negli austeri corridoi di Montecitorio. L’autore di cotanto studio, anzi l’Autore, è Roberto Perotti, un economista della Bocconi che si è dilettato a mettere insieme una sfilza di numeri e numeretti per dimostrare la necessità di sostanziosi tagli alle spese della politica.
Cosa condivisibile, saggia, necessaria, per carità, ma da affrontare con una certa serietà. Il nostro Autore invece, deve aver preso il suo compito decisamente alla leggera se ha deciso di mettere in piedi tutta una serie di articoli (li trovate su LaVoce, qui quello più citato) in cui accusa  Montecitorio di aver nientepopodimeno falsificato i propri bilanci annunciando immensi risparmi a fronte invece di risparmi microscopici o del tutto inesistenti o addirittura di consistenti aumenti delle spese, tanto da fare affermare al Nostro che  “il problema è che a questo punto è difficile fidarsi di tutto quello che esce dalla Camera”;  una serie di articoli zeppi di gaffe e di sfondoni ma, soprattutto, basati su di un assunto completamente assurdo.


martedì 17 settembre 2013

Una interessante visione "altra" da parte di un senatore PDL

Il senatore Malan ha pubblicato un interessante studio sul costo dei senatori. Un argomento, come il costo delle istituzioni parlamentari, che meriterebbe un approfondimento serio ed imparziale



Il sito del senatore Malan

La Puntigliosa 179

La pubblicazione del Sindacato OSA della Camera dei deputati.

I temi affrontati in questo numero:

- L'autodichia e le ripercussioni in termini di norme sul lavoro.

- La trasparenza imposta dal Decreto Legislativo 33/2013 e la sua applicazione ai dipendenti della Camera

- La non applicazione della norma sulla trasparenza ai trattamenti retributivi ed ai curriculum del personale assunto presso le segreterie dei deputati titolari di carica



lunedì 9 settembre 2013

Il costo del lavoro straordinario e notturno dei dipendenti della Camera dei deputati? E’ sempre zero


E’ imbarazzante doverlo ripetere ad ogni piè sospinto, dover tornare sul punto ogni volta in cui l’opposizione parlamentare effettua una manifestazione o sceglie la via dell’ostruzionismo in aula.
Ma tant’è.
Come del resto pubblicato anche sul sito della Camera dei deputati: “Lo stipendio dei dipendenti della Camera è onnicomprensivo e, pertanto, non è prevista l'erogazione di corrispettivi per prestazioni lavorative straordinarie o aggiuntive rispetto all'ordinario orario di lavoro”.
Per quanto riguarda il lavoro notturno la relativa indennità è erogata solo per i turni programmati. I dipendenti che effettuano un prolungamento dell’orario fino al mattino successivo non percepiscono alcuna indennità.

Sempre sul sito della Camera si può infatti leggere: L’indennità di lavoro notturno e festivo è “erogata a determinate categorie di personale (assistenti parlamentari e addetti a taluni reparti) che svolgono turni programmati notturni e festivi per la vigilanza delle sedi e la copertura di alcuni servizi.”

mercoledì 4 settembre 2013

Denunce per i commenti su FB. Io resto contrario

Tanta polemica ha destato la nota della Camera del 24 luglio in cui venivano annunciate iniziative legali contro un gruppo di persone che avevano postato sui soliti social network commenti contenenti minacce ai danni dei dipendenti.
Trascorso ormai un mese e mezzo dai fatti è possibile trarre qualche conclusione e qualche insegnamento da quanto accaduto.

Un breve riassunto dei fatti
Su un profilo FB di un fan club dedicato al comico Maurizio Crozza veniva ripreso uno dei soliti pezzi sul trattamento dei dipendenti della Camera dei deputati. Il pezzo in sé era assolutamente tranquillo, il solito copincolla da un’altra testata con però un titolo ‘urlato’, e sbagliato, che aveva suscitato una serrata gara a chi la sparava più grossa tra i commentatori.
Alla luce della violenza verbale di alcuni dei commenti la Camera dei deputati aveva annunciato iniziative legali nei confronti degli autori dei commenti stessi. Ovviamente dei soli commenti contenenti minacce.
In particolare venne dichiarato dalla Camera che “Sono inoltre sempre più frequenti affermazioni gravemente minacciose nei confronti dei dipendenti della Camera che dimostrano come tale fenomeno, basato su notizie di stampa a volte fuorvianti, abbia assunto caratteri non più accettabili in un contesto civile.
La Camera dei deputati, pertanto, ha già provveduto ad attivare, presso le competenti autorità, tutte le iniziative necessarie a tutela dei propri lavoratori.”

I commenti all’annuncio della querela
In generale l’annuncio della Camera è stato fortemente travisato e non si è compreso appieno, evidentemente, che i procedimenti penali partiranno solo per chi ha postato commenti contenenti minacce.

Post e commenti su pagina FB

venerdì 25 gennaio 2013

Ha sollevato un certo dibattito la circolare


Ha sollevato un certo dibattito la circolare del Segretario Generale della Camera dei deputati sull'utilizzo della rete da parte dei dipendenti.
Alle soglie dell'ingresso nelle Aule parlamentari di un movimento che è nato, cresciuto e si è affermato proprio sulla rete a molti è parsa eccessivamente restrittiva la nuova normativa che, di fatto, vieta ogni utilizzo di Internet per operazioni che non siano inerenti all'attività lavorativa.
Anche la stampa ha Espresso qualche dubbio (qui trovate l'articolo, ovviamente de L'Espresso).
Sarebbe il caso di parlarne.

AR