mercoledì 19 settembre 2012

Legge lettorale???


E comunque ho dei colleghi che sono uno spasso.....

Auguriamo lunga vita e tanta pazienza ai sindacalisti del Senato

Già è difficile fare una riunione con qualcuno che si distrae e si mette a trafficare col cellulare. Se questa persona poi è tutta presa a pubblicare sul proprio profilo FB improperi sul tuo conto la riunione è un immenso esercizio di pazienza e temperanza.
Il senatore Questore Paolo Franco, durante una riunione con i sindacati del Senato, ha infatti ritenuto più interessante restare in linea con i suoi supporter.
Questo lo scambio sul profilo del senatore
Paolo Franco:
Assemblea in corso con i Sindacati dei dipendenti del Senato. Quelli che prendono 10.000 euro al mese. LA GENTE DOVREBBE ESSERE QUI ED ASCOLTARE LE LORO PRETESE E LA DIFESA SFRENATA DEI LORO MILLE PRIVILEGI!!!!
  • Leganord San Donà la prossima volta invitateci che non mancheremo.
  • Mauro Spinello quali sono i partiti che li appoggiano ?
  • Paolo Franco la CGIL è la più scatenata...
  • Mauro Spinello è la sigla che lotta maggiormente x i suoi tesserati... quando gli conviene!
  • Guido Raule Basta dire loro che si vergognino con quello che c'è in giro !! Mandateli a casa tutti !! Venite via da quel porcillaio, cosa fate ancora lì !! Con gente che prende 400 euro di pensione al mese e questi hanno il coraggio di protestare con quel cazzo che fanno !! Bastaaa Italia !! WSM
  • Piero Molon Sì, ci sarebbe molto da fare nel territorio ....
  • Laura Agosti una cosa alla volta,poi arriviamo anche lì,promesso
Con i miei migliori auguri di una lunghissima e paziente carriera ai sindacalisti del Senato.
A.

lunedì 17 settembre 2012

Perchè dovrebbe essere impedito ai dipendenti del Senato di fare sindacato?

Diciamo pure che l’articolo di Rizzo e Stella era largamente atteso, potremmo quasi dire annunciato, ma a stupire sono i termini in cui l’inossidabile duo stavolta si spende.
Oggetto del contendere sono gli scatti di carriera, un aspetto del contratto che è tra i più soggetti ad interpretazioni di parte.
Da parte di chi ha una visione più aziendalistica, o ad esser maliziosi più padronale, sono un grosso peso sullo stomaco. Da parte di chi vede i dipendenti del Parlamento come dipendenti della Istituzione, e non del Presidente e della maggioranza di turno, il tentativo di spostare altre quote della carriera economica dagli ‘automatismi’ a meccanismi in cui si venga a creare una anche debole soggezione viene visto come il tentativo di limare la autonomia della burocrazia parlamentare.
Ammetto che trovarsi con dei dipendenti che hanno una quota sostanziale della loro carriera garantita è scioccante per chi è abituato a sentirsi dire sempre di sì,  bisognerebbe però cominciare a chiedersi se ci piacerebbe davvero di più vivere in un Paese in cui i pesi e contrappesi studiati dai padri della Costituzione vengano limitati o azzerati.
A colpire sono però alcune apparentemente innocue ossessioni, anche piuttosto offensive, come quella di definire ‘commessi’ gli Assistenti Parlamentari; cosa che, secondo i colleghi più maliziosi, non dipenderebbe da una presunta necessità di chiarezza o di sintesi nei confronti del pubblico né tantomeno dal fatto che Stella e Rizzo proprio non riuscirebbero a comprendere la differenza ma servirebbe invece ad assicurare una confrontabilità al ribasso con una categoria a reddito minore.
Ma il pezzo certamente più preoccupante è quello con coppola e lupara alla fine dell’articolo: “Questo pomeriggio, quando si ritroveranno all'assemblea convocata dalla Cgil ….. sarebbe un peccato se i dipendenti del Senato alzassero le barricate. E guai se lo facesse, per rastrellare consensi, qualcuno dei 14 (quattordici!) sindacati autonomi interni.”.
Perché, se i Sindacati fanno sindacato che succede?

A.



Per chi il 7 agosto se la fosse persa...

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13,58)
Dimissioni della deputata Marilena Parenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni della deputata Marilena Parenti. Prego i colleghi di prestare attenzione.
Comunico che in data 30 luglio 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Marilena Parenti:
«Egregio Presidente,
con la presente sono a rassegnare le mie dimissioni dalla carica di Deputato assunta in data 7 giugno 2012.
Dopo la seria e approfondita riflessione che una tale opportunità merita, e confesso non senza sentimenti contrastanti, mi trovo a dover prendere atto della mia impossibilità di svolgere tale ruolo con l'energia, l'impegno e la dedizione che meriterebbe.
Tengo a sottolineare che le ragioni di una tale decisione sono esclusivamente personali ed essenzialmente legate alla mia situazione di vita, profondamente diversa da quella in cui mi trovavo 4 anni fa, quando risultai prima dei non eletti nella mia circoscrizione (Lodi, Pavia, Cremona e Mantova).
Pochi mesi dopo le elezioni del 2008 presi la decisione di trasferirmi a Londra per motivi personali. Qui ho realizzato i miei progetti di vita professionale e personale. Vivo tutt'oggi nel Regno Unito col mio compagno.
La notizia delle dimissioni di Antonello Soro, lo scorso Giugno, e l'automatica mia proclamazione a deputato sono arrivate in un momento delicato della mia vita: fra poco più di tre mesi io e il mio compagno diventeremo genitori di una bambina» (Applausi).
«Se, da una parte, ho sempre creduto nella necessità di una conciliazione dei Pag. 54tempi della vita personale e professionale, specialmente per le donne, dall'altra parte so che essere deputato non è un lavoro come un altro. Fatto con la serietà, l'onestà e l'energia che una simile carica merita, un tale impegno può necessariamente limitare il ruolo che voglio avere nella vita di mia figlia, soprattutto in una fase iniziale, e in qualche modo dividere la nostra famiglia frapponendo migliaia di chilometri fra i suoi membri.
Allo stesso tempo, nei prossimi mesi, peraltro i mesi finali della legislatura, il mio contributo come deputato sarebbe estremamente limitato, rendendo il mio ruolo ineffettivo. Servire il mio Paese e avere la possibilità di agire a livello nazionale portando avanti i valori in cui credo sarebbe stata una delle esperienze più rilevanti del mio percorso personale e politico. Credo però, con la serenità che ho oggi, che ci siano modi e tempi nella vita e che questo sia per me il tempo di fare scelte diverse.
Chiedo dunque che le mie dimissioni vengano accolte. Ringrazio dell'attenzione e porgo cordiali saluti. Firmato: Marilena Parenti» (Applausi).
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, c'è una prassi consolidata nel nostro Parlamento per cui, quando un deputato rassegna le dimissioni, per un atto di cortesia in genere vengono respinte. La lettera che lei ha appena letto imporrebbe, proprio per la nobiltà dei contenuti, che quest'Aula respingesse queste dimissioni, perché sono davvero motivate in una maniera che tocca la coscienza di ciascuno di noi e ci interroga in un momento in cui i rappresentanti del popolo, eletti in questo Parlamento, non godono proprio di chiara fama.
Tuttavia, mi rendo conto della situazione in cui ci si trova...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego.
FABIO EVANGELISTI. Per questo motivo, pur affidandoci al voto segreto, non ho alcuna difficoltà ad annunciare che il voto dell'Italia dei Valori darà un voto a favore, nel rispetto delle valutazioni e delle volontà della collega, a cui faccio i migliori auguri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni della deputata Parenti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Zeller, Brugger, Bosi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 379
Votanti 371
Astenuti 8
Maggioranza 186
Voti favorevoli 279
Voti contrari 92
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.

giovedì 13 settembre 2012

Ma sulla Camera dei deputati si fa a chi la spara più grossa?

A molti sembra una insensata gara a chi spara la frescaccia più grossa, qualche dietrologo ci legge oscure macchinazioni, qualche grembiulino e una malvagia mente che regge tutto il teatrino.
Personalmente non ci vedo né l’uno né l’altra, né una gara né una mente.
C’è però da restare basiti nel pensare che qualcuno che riesca ancora a credere che i barbieri della Camera guadagnino ottomila euro netti al mese lo si riesca ancora a mettere insieme, mi verrebbe da pensare che stiano ormai grattando il fondo del barile se non fosse che a volte questa scemenza  esce su giornali importanti e con firme importanti.
Il Messaggero, ad esempio, nella rubrica “A tu per tu” di Roberto Gervaso di oggi, 13 settembre 2012, riportava l’appassionata lettera di tale A.Q. che spiegava come alla Bundesbank, alla Finlandia e all’Olanda gli venga “il mal di stomaco nel sentire che il parrucchiere di Montecitorio prende uno stipendio di ottomila euro al mese” (E’ inutile che ridete, usava proprio queste parole, non ho messo il virgolettato così a caso).
Agghiacciante è poi la risposta di Gervaso, che dopo aver completamente dimenticato il primo dovere di ogni giornalista, quella verifica delle fonti che impedisce di pubblicare immonde sciocchezze come se fossero specchiate verità, dichiara: “Parole sante” per poi continuare con un imperdibile “Ma non capisco perché guadagni tanto, non capisco perché chi lo in toeletta intaschi ottomila euro al mese”.
E’ del resto del tutto evidente come l’Amministrazione della Camera non possa mettersi ad inseguire ogni sciocchezza venga pubblicata sul conto dei propri dipendenti, ma almeno quelle più macroscopiche, almeno quelle si. E questa di Gervaso e del Messaggero mi sembra rientrarci a pieno titolo.

A.

L’articolo di Gervaso sulla Rassegna Stampa della Camera lo trovate qui.

sabato 8 settembre 2012

A proposito di agendine

Si sa, per Natale è necessario organizzarsi con largo anticipo e quest’anno, nei corridoi, si è già cominciato a parlare di come gestire l’immancabile appuntamento natalizio.
Tema specifico della succinta discussione il comportamento da adottare nei confronti delle celeberrime agende recanti il logo della Camera dei deputati, ricercatissime e vituperatissime protagoniste di tante e tante pagine dei giornali nazionali.
Al momento, tra i dipendenti di Montecitorio che hanno un approccio critico nei confronti dell’ “Affaire agende”, le scuole di pensiero che si contrappongono sono sostanzialmente due, mentre la prima accoglie chi non ritirerà l’oggetto, per espresso o tacito rifiuto a farlo, la seconda accoglie chi invece vorrebbe provvedere al ritiro per poi donare le agende ad un qualche ente di beneficenza o di ricerca per farle mettere in vendita.
Con la prima soluzione le agende non ritirate resterebbero inutilizzate e le risorse impiegate per la loro stampa, i soldi versati al produttore, sarebbero persi.
Con la seconda soluzione invece verrebbero incassati dei soldi che sarebbero utilizzati in materia proficua.
Più di un collega ha obiettato che mettere il banchetto a Piazza di Montecitorio per vendere le agendine sarebbe un gesto masochistico che esporrebbe i dipendenti di Montecitorio a forti critiche. Non riesco ad immaginare la motivazione della critica, che comunque ci sarà, ma obietto nel contenuto, i dipendenti della Camera non dovrebbero infatti procedere ad alcuna vendita ma si limiterebbero a donare le agende a scopo di beneficenza, la vendita sarebbe effettuata dall’Ente con cui troveremmo l’intesa per la donazione.
Noi doniamo le agende e l’Ente incassa i proventi della vendita.
L’unico aspetto che potrebbe essere da approfondire, sempre che l’idea continui a circolare nei corridoi e non venga soffocata in culla da qualche accadimento, sarebbe quello squisitamente legale, sarebbe cioè da capire se le mitiche agendine costituiscono per il dipendente della Camera un dono o una dotazione.
Se fosse una dotazione avremmo infatti le mani legate.

A.