giovedì 21 giugno 2012

Indennità di palazzo o soprassoldo?

Perché è così difficile da spiegare la questione del soprassoldo e perché i giornalisti italiani si ostinano a definirla indennità di palazzo?
Negli ultimi giorni i riflettori dei media si sono puntati su una somma, al Senato sono circa 3 milioni e mezzo di euro annui, che viene erogata ai lavoratori dipendenti di terze parti che prestano il proprio servizio all’interno dei Palazzi.
L’autore dell’articolo del Corsera, Rizzo, in particolare sottolinea come “già il fatto che un lavoratore dipendente debba avere una retribuzione aggiuntiva da un'amministrazione diversa dalla sua per fare lo stesso lavoro che qualunque suo collega meno fortunato svolge altrove in condizioni certamente più disagiate, soltanto perché è nel cuore del potere, è abbastanza curioso. Ma che all'indennità abbiano diritto anche alcuni privati è addirittura sorprendente”.
E la sottile differenza tra Indennità di Palazzo e soprassoldo è tutta qui, in questa frase del cronista, ciò che evidentemente non si riesce a comprendere è che il soprassoldo è dovuto a quei lavoratori che effettuano una prestazione lavorativa differenziata o che sono sottoposti ad un turno di servizio particolarmente gravoso.
I dipendenti dell’Ufficio Postale, ad esempio ma è un esempio che può essere esteso a tutti i percettori del soprassoldo, sono sottoposti al seguente orario di apertura dell’ufficio dal lunedì al giovedì 8-21 o fine seduta, il venerdì 8-20 o fine seduta, il che implica che se la seduta prosegue fino alle 3 o alle 4 quelli devono restare in ufficio per poi rientrare in servizio la mattina successiva. Principalmente implica che quando escono di casa dicono alle loro famiglie “Ci vediamo” e non “Ci vediamo alle 21” per chè sono sottoposti ad una sostanziale indeterminatezza del termine della loro prestazione lavorativa.
Leggo dall’articolo del Corsera che i dipendenti dell’Ufficio Postale del Senato percepirebbero un soprassoldo compreso tra 200 e 1.000 euro lordi mensili, quindi a partire da circa quattro (4)  euro netti  al giorno.
Si vuole risparmiare su questo soprassoldo? Tenendo presente che è il corrispettivo per una prestazione eccedente l’ordinario richiesta ai lavoratori si può eliminare il soprassoldo se si elimina la prestazione corrispettiva richiesta, ovvero risparmiamo i circa 4 euro al giorno con cui il dipendente delle Poste è stato premiato finora ed eliminiamo quell’orario indeterminato di chiusura degli uffici postali, eliminiamo quel ‘o fine seduta’ dall’orario di chiusura e assegniamo a coloro che prestano servizio presso Camera e Senato solo il lavoro generalmente assegnato ai dipendenti delle Poste.
Si può ragionare di una diminuzione del livello dei costi, di una conseguente riduzione dei servizi, di una riduzione o di una abolizione del soprassoldo, ma senza cadere nella trappola populista, qualunquista e demagogica che i dipendenti delle Poste di Camera e Senato devono lavorare di più, assicurare un orario estremamente elastico di servizio e avere il medesimo stipendio percepito dal loro collega che fa un comodo 9-17 ed ha la possibilità di uscire di casa dando un appuntamento alla propria famiglia.



Amerigo Rivieccio