martedì 9 ottobre 2012

Un metro di paragone per gli stipendi di Camera e Senato

Valutare un salario senza contestualizzarne l’entità e senza rapportare il dato secco a quelle che sono quantità e qualità del lavoro prestato è, a seconda di chi effettua la valutazione, una sciocchezza o uno strumento di distorsione dell’informazione.
Così come valutare un monte stipendi senza creare neanche un paragone ha il medesimo effetto.
Alcune settimane fa una trasmissione Rai, ad esempio, ha intercettato i colleghi del Senato interrogandoli, intervistandoli non rende giustizia al clima di intimidazione trasmesso dal servizio, sul punto e ‘dimenticando’ di parametrare i dati.
Sperando di fare cosa utile alla Rai, in quanto servizio pubblico pagata dai soldi dei contribuenti, ci permettiamo di suggerire qualche utile metro di paragone.
Il totale degli stipendi netti erogati dal Senato della Repubblica ai suoi dipendenti di ruolo, a tutti i suoi dipendenti dal Segretario Generale giù fino all’ultimo rigo dell’ultima pagina del ruolo, è inferiore di qualche decina di milioni alla spesa affrontata dalla RAI per assicurarsi la trasmissione dell’ultimo, imperdibile, campionato europeo di pallone. Ai cittadini è infatti costata la bella cifra di oltre 101 milioni di euro non l’onore e l’orgoglio di poter assistere alle partite di pallone degli europei. A costare tanto è stato il gioco dell’asta, il diritto di poterle trasmettere a tutti, anche ai milioni di cittadini che non hanno il calcio tra i propri interessi. La RAI in buona sostanza ha speso i miei soldi per impedire che le partite venissero trasmesse in pay per view, modalità nella quale io e alcuni altri milioni di italiani non avremmo tirato fuori un soldo evitando di assistere ad uno spettacolo che non ci interessa, e dopo aver dilapidato le mie sostanze ha, a quel punto logicamente, tempestato di ‘informazione’ me e milioni di italiani su uno sport che non seguiamo e non ci interessa.
Il totale degli stipendi netti erogati dalla Camera dei deputati è nettamente inferiore, con una differenza nell’ordine di alcune decine di milioni di euro, alla mostruosa perdita prevista per l’esercizio 2012 dalla Rai, perdita prevista in circa 200 milioni di euro.
Il costo complessivo a carico dei cittadini per il funzionamento della Camera dei deputati, ovvero il trasferimento annuale di fondi dal bilancio dello Stato a quello della Camera, è nettamente inferiore, anche in questo caso di alcune decine di milioni di euro, al solo costo complessivo del personale RAI, costo che ammonta alla spropositata cifra di 1,027 miliardi di euro.
Il costo complessivo a carico dei cittadini per il funzionamento del Parlamento italiano, ovvero dell’organo centrale e sovrano in una repubblica parlamentare, è nettamente inferiore, di un paio di centinaia di milioni di euro, rispetto al costo sostenuto dai cittadini italiani per tenere in piedi la RAI. Dal canone televisivo infatti, ovvero da quella che è una tassa a cifra fissa e che per questo colpisce maggiormente le fasce di popolazione a reddito più basso, la società incassa circa 1,7 miliardi di euro.
La prossima volta che incrociamo un giornalista RAI potremmo chiedergli conto di questi dati.


martedì 2 ottobre 2012

Quando i giornali fanno politica


Molti colleghi mi hanno fatto notare come e quanto sia diverso l’approccio a talune questioni quando queste vengono presentate da persone che hanno sensibilità o, più prosaicamente, interessi differenti.
A luglio avevo pubblicato un articolato pezzo sulla questione del buco che l’Inpdap aveva portato in dote all’INPS al momento della fusione tra i due enti di previdenza, stessa questione è stata affrontata in un pezzo del Corsera di ieri.
Senza ovviamente voler avere l’ardire di confrontare una corazzata dell’informazione come il Corriere della Sera con un carrarmatino del Risiko come Dazebao è evidente come la stessa notizia possa essere usata per trasmettere informazioni diametralmente opposte.
Naturalmente ciò può dipendere da atteggiamenti, anche inconsci ed involontari, di servilismo nei confronti di chi alla fine del mese ti paga lo stipendio oppure da quel filtro dato dalle già citate sensibilità individuali che spingono l’estensore di un pezzo a vedere in una notizia non solo ciò che c’è ma anche ciò che si aspettava che ci fosse.
Ma fino a che punto è lecito spingere il filtro che ciascuno di noi pone alle informazioni che riceve, entro quali limiti una notizia è interpretata e da quale punto in poi è del tutto inventata?
Se esistono infatti notizie che, pur platealmente ed evidentemente prive di fondamento, riescono comunque a trovare qualche anima candida che se le beve, come i famosi 9 barbieri di Montecitorio che verrebbero tutti dalla stessa regione (sigh) e guadagnerebbero 11.000 euro al mese (strasigh) come venne delirato dall’ormai dimenticato Spider Truman l’anno scorso, a maggior ragione sarà facile trovare qualcuno che aderisce anima e corpo ad una notizia che è a tutti gli effetti vera, sebbene interpretata e virata all’utilizzo politico che se ne vuole fare o che ne vorrebbe fare il datore di lavoro di chi elabora il pezzo.
Quando poi una informazione che è politica e di parte viene camuffata da informazione terza ed imparziale allora diventa necessario reagire e far sentire l’altra campana, l’altra interpretazione, l’altra verità.