lunedì 19 novembre 2012

Eccertochessì eccertopurecanno'

Da Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2012/11/19/news/report_fa_luce_sui_rimborsi_ai_gruppi_parlamentari-46978472/

Vi segnalo l'imperdibile passaggio:
"un gruppo parlamentare ha in organico una folta schiera di personale che gravano sul bilancio del gruppo e percepiscono un'indennità che è qualificata come rimborso, e non come compenso, restando quindi esenta da tasse. L'indennità dei capigruppo inoltre ha un valore del tutto discrezionale, e non viene reso pubblico"

venerdì 16 novembre 2012

10 cose da fare a Roma se lavori in Parlamento...

...hai finito di lavorare alle 6 del mattino dopo 18 ore ininterrotte e tra 90 minuti devi tornare in ufficio perché è già domani.
1) Fare colazione a Piazza San Lorenzo, davanti alla Chiesa dedicata al medesimo Santo, e guardare i più fortunati andare a fare jogging in una Roma deserta ed incantata;
2) Prendere un autobus fin su, su, in cima alla scalinata di Trinità dei Monti e tornare in ufficio a piedi ciondolando davanti alle vetrine dei negozi ancora chiusi;
3) Un caffè in Galleria Sordi, ma sarebbe uno dei primi;
4) Arrivare al Pincio e vedere i tetti di Roma inondati dalle prime luci del giorno;
5) Arrivare all'Isola Tiberina a vedere il livello di piena del Tevere e fare battute coi colleghi sulla destinazione delle pantegane fuggite alle acque;
6) Andare a mangiare i cornetti caldi al forno;
7) Andare a mangiare la pizza da Roscioli;
8) Andare a prendere il cappuccino al bar di Via Arenula;
9) Visto che a quell'ora a Roma in realtà non c'è un accidente da fare andaresene in giro con i colleghi chiacchierando e facendo baccano;
10) Pensare a quanto sono simpatici i giornalisti quando scrivono, in bella forma, che in fondo tu non fai un piffero di utile e sei strapagato.


Lo stenografo, questo sconosciuto

Ma tu guarda se a diventare un problema per il Paese adesso è il nome delle qualifiche dei lavoratori del Parlamento.
Almeno un tempo si attaccavano i dipendenti di Camera e Senato per gli stipendi, citando ovviamente come stipendio dei dipendenti il livello raggiungibile al 75esimo anno di carriera a patto di avere un minimo di 115 anni di contribuzione complessiva ed essere accompagnato all'incasso da tutti e 8 i bisnonni, come ad esempio facevano due specialisti del settore come l'inossidabile duo Stella e Rizzo. Scherzi a parte solo a gennaio i due del Corriere titolavano che "lo Stenografo del Senato è pagato come il re di Spagna", proprio così con il verbo essere al presente, come se fosse oggi, come se fosse vero.
Dopo neanche 11 mesi in un oscuro trafiletto in fondo ad un'altra testata si legge invece che "È stata falsamente attribuita a tutti gli stenografi una retribuzione che in realtà è possibile raggiungere solo in particolari condizioni di carriera e anzianità, di cui nessuno attualmente gode, né probabilmente godrà mai in futuro. È come se, parlando dei costi della Difesa, fosse stata attribuita a tutti i militari la retribuzione dei generali di corpo d'armata."
Discorso finito dunque?
Neanche per sogno perché nei commenti a questo secondo articolo si legge "ha senso uno/a stenografo/a nel terzo millennio? non sarebbe meglio usare qualche tecnologia più recente? Lo stenografo è un lavoro del passato, più o meno come il rumorista".
Come se davvero lo stenografo stesse lì a stenografare e basta con la matita ed il blocchetto sul tavolino.
Alcuni anni fa con un gruppetto di colleghi ragionavamo della necessità di adeguare anche le denominazioni delle categorie dei dipendenti del Parlamento ed a titolo di esempio portavo il fatto che per fare il ragioniere alla Camera è richiesta laurea, esperienza professionale e iscrizione all'albo, e spero di non aver dimenticato nulla, ma poi sul tesserino è scritto ragioniere e qualche giornalista malizioso fa il confronto del livello stipendiale tra lavoratori con funzioni totalmente diverse ma la cui categoria ha incidentalmente lo stesso nome, confrontando lo stipendio del ragioniere della Camera con quello di un neodiplomato al primo impiego e trovando, e lo spero bene, una certa differenza.
L'amara conclusione fu che non sarebbe servito a nulla, come del resto era dimostrato dal fatto che ancora, molto maliziosamente, i giornalisti insinstevano ed insistono a definire commessi gli assistenti parlamentari così da poter confrontare al ribasso gli stipendi e poterli giudicare troppo elevati.
Io a questa conclusione mi sono sempre opposto e continuerò a farlo.

A.